giovedì 25 settembre 2014

PADRE PUGLISI E LE STRAGI DEL '92 NEL NUOVO LIBRO DI D'AVENIA

Lo scrittore palermitano Alessandro D'Avenia, 37 anni, era studente nei primi anni Novanta al liceo Vittorio Emanuele II dove insegnava Padre Puglisi. Raggiunti la cattedra a Milano e poi il successo con libri come "Bianca come il latte, rossa come il sangue" (da cui è stato tratto anche un fortunato film), ora ha raccolto la sfida di raccontare quell'importante incontro col sacerdote. E quel periodo terribile delle stragi del '92, le morti di Falcone e Borsellino, vissute con gli occhi di un giovane ragazzo.



 E' il tema del suo nuovo romanzo "Ciò che inferno non è"  che uscirà per Mondadori il 28 ottobre. D'Avenia in questi anni al parroco di Brancaccio ha dedicato diversi articoli sia su Avvenire che sul suo seguitissimo blog (Prof 2.0). Uno lo trovate in un post riportato anche su questo blog, in cui lo scrittore mi fa l'onore di citare la mia biografia che per lui è stata fonte di ispirazione. In particolare D'Avenia è stato colpito dal metodo educativo di padre Puglisi, dal taglio esistenziale del suo insegnamento ("Sì, ma verso dove?" era uno dei suoi slogan preferiti). Per questa sua opera a Palermo D'Avenia ha anche ricevuto il premio internazionale dedicato al Beato e organizzato da padre Antonio Garau.
  A un mese dall'uscita del libro, la casa editrice ha fatto filtrare la trama del nuovo romanzo. Ecco cosa riporta il comunicato: Il protagonista è Federico, 17 anni, ama la letteratura e la sua terra. Frequenta il liceo e alla fine di un nuovo anno scolastico, il 23 maggio del 1992, mentre sta festeggiando in piscina con un
gruppo di liceali palermitani, dalla tv giungono le immagini della strage di Capaci.
   L'incontro che cambierà la sua vita sarà però quello con '3P', il prof di religione, il cui nome intero è Padre Pino Puglisi. Qui viene citato un brano in cui D'Avenia recupera il famoso episodio dello scatolone, col quale il sacerdote spezzava il ghiaccio in classe coi suoi nuovi alunni.  «Mi ricordo ancora la prima ora con don Pino. Si era presentato con una scatola di cartone. L'aveva messa al centro dell'aula e aveva chiesto che cosa ci fosse dentro. Nessuno aveva azzeccato la risposta. Poi lui stesso era saltato sulla scatola e l'aveva
sfondata. 'Non c'è niente. Ci sono io. Che sono un rompiscatole'. Ed era vero. Uno che rompe le scatole in cui ti ingabbiano, le scatole dei luoghi comuni, le scatole delle parole vuote, le scatole che separano un uomo da un altro uomo simulando muri spessi come quelli di una canzone dei Pink Floyd» racconta D'Avenia.
    Prosegue il comunicato: Mentre Federico si prepara ad andare a Oxford per un mese di studio 3P lancia al ragazzo l'invito ad andare a Brancaccio a dargli una mano con i bambini del centro Padre Nostro, che don
Pino ha inaugurato per strapparli ai «padrini» del quartiere. E quando Federico attraversa il passaggio a livello che porta a Brancaccio ancora non sa che per lui comincerà una nuova vita, quella vera. Gli ruberanno la bici e tornerà a casa con il labbro spaccato da un pugno e con la sensazione di dover
ricominciare da capo: dal buio dei vicoli controllati da uomini senza scrupoli come il Cacciatore, 'U turco, Nuccio o dalle vite spesso disperate ma qualche volta felici di Francesco, Maria, Dario, Serena e tanti altri. E da Lucia, una ragazza dagli occhi pieni di coraggio e limpidezza. Tutto questo fino al 15
settembre 1993: il giorno del cinquantaseiesimo compleanno di padre Pino, lo stesso in cui viene ucciso.   "Ciò che inferno non e' " è soprattutto il racconto di questo incontro, della scoperta di un mondo fino a quel momento rimasto lontano e il ritratto di una città contraddittoria e meravigliosa.


1 commento:

  1. Grazie, caro Francesco. Ci rivediamo tra le pagine...
    Alessandro D'Avenia

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